Uccidono un killer, finiscono indagati: i Falchi sotto accusa

Francavilla Fontana 18 giugno 2025 – L’Italia assiste sgomenta a una vicenda che sembra surreale. Carlo Legrottaglie, vicebrigadiere dei Carabinieri, è stato ucciso a un giorno dalla pensione durante un inseguimento. Poche ore dopo, uno dei due criminali è stato neutralizzato dai Falchi della Polizia, intervenuti nella masseria dove i fuggitivi si erano nascosti. E oggi, paradossalmente, a finire sotto indagine sono proprio i due agenti che hanno fermato la fuga armata.

Dal sacrificio al paradosso giudiziario

La morte di Legrottaglie ha scosso l’intero Paese: servitore dello Stato fino all’ultimo respiro, pronto a intervenire anche nell’ultimo giorno di servizio. Eppure, l’attenzione mediatica e giudiziaria sembra essersi spostata subito altrove: sugli agenti che hanno sparato per difendersi e per bloccare i fuggitivi, armati e pericolosi.

Uno dei malviventi è rimasto ucciso, l’altro è stato arrestato. Ma anziché ricevere un encomio, i poliziotti ora devono affrontare un’indagine per il loro operato. La motivazione? Un “atto dovuto”, secondo la Procura. Ma per i cittadini e i colleghi, è un atto incomprensibile, che getta un’ombra sulla giustizia italiana.

La comunità si schiera con i Falchi

Non è rimasta a guardare la comunità di Grottaglie e dei colleghi in divisa. In queste ore è partita una raccolta fondi spontanea a sostegno dei due poliziotti, che dovranno affrontare spese legali per difendersi da quella che molti definiscono “una beffa istituzionale”.

Il malcontento si amplifica e diventa messaggio collettivo: “Difendere chi ci difende”. Il sostegno arriva da ogni parte d’Italia, non solo in termini economici ma anche simbolici. Sui social, tra la gente, nelle caserme: lo sconcerto è palpabile.

Un Paese sbilanciato verso i diritti dei criminali?

“Questa Italia – dicono in molti – è sempre più vicina ai diritti dei criminali che a quelli di chi rischia la vita ogni giorno per garantire sicurezza e legalità”.

I poliziotti sono tenuti a rispondere del loro operato anche quando agiscono in condizioni estreme, sotto il fuoco nemico, per fermare chi ha appena ucciso un servitore dello Stato. Una stortura giudiziaria che lascia spazio a una riflessione amara: chi indossa una divisa oggi, lo fa sapendo di rischiare due volte – la vita e il tribunale.

Nel silenzio assordante delle istituzioni, resta la voce della gente. E quella voce chiede giustizia, per davvero.

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